Grafica

L’intelligenza artificiale renderà obsoleto il lavoro dei graphic designer?

Da qualche mese circola sui social media un nuovo trend: chiedere le più stravaganti domande a DALLA-E, un modello di intelligenza artificiale che produce immagini da input testuali, e condividerne i risultati. Da “come sarà il mondo nel 2100?” a “un simpatico animale con le orecchie a forma di palloncino”, non c’è limite alla fantasia delle richieste, ma ciò che stupisce sono effettivamente i risultati che questo modello genera in pochi istanti, incredibilmente creativi e precisi rispetto all’input desiderato.

La domanda quindi sorge spontanea: questo tipo di sistemi, sempre più raffinati e accessibili, renderanno obsoleto il lavoro di artisti e graphic designer?

Spoiler: noi pensiamo che no, non sarà possibile sostituire al 100% il lavoro che nasce dalla creatività di un cervello umano e proviamo a spiegarvi il perché.

Per partire con questo ragionamento, dobbiamo dare a Cesare quel che è suo, e ammettere i vantaggi che questi modelli hanno rispetto alla loro controparte umana:

  • Sono veloci, incredibilmente veloci. E questo è un vantaggio importante, soprattutto nel web dove la quantità di contenuti che si vuole produrre è spesso sostanziosa;
  • Posso generare subito molte varianti dello stesso concetto: il che vuol dire ampia possibilità di scelta e ventaglio di soggetti dai quali partire per realizzare contenuti attrattivi;
  • Essere budget friendly: di fatto, un tool in grado di generare molto contenuti in poco tempo risultata una scelta economicamente vincente.

Se mentre leggi stai pensando: ahia, dovrò cambiare lavoro! Facciamo un bel respiro e passiamo ora a descrivere alcune delle ragioni che, ad oggi, risultano essere grandi limiti dell’intelligenza artificiale nel campo del design:

  • L’incapacità di leggere le sfumature di significato e l’assenza di intelligenza sociale: il linguaggio umano è estremamente complesso e spesso non letterale. Ad oggi, resta fondamentale la comprensione del sotto-testo, che ha basi spesso culturali e locali, e che difficilmente è ben interpretato da un semplice tool. Anche ad esempio concetti morali o etici che sono strettamente legati al linguaggio sono pressoché sconosciuti o di difficile comprensione per questi strumenti;
  • Creare nuovi stili o contenuti originali: per quanto incredibile, la macchina basa il suo ‘learning’ su ciò che già esiste. Difficilmente quindi vedremo nascere nuovi stili da questi strumenti.

Insomma, anche se a giugno Cosmopolitan ha lanciato la prima cover di un magazine fatta con l’uso di AI che dichiarava in copertina che erano stati impiegati solo 20 secondi per la sua realizzazione, in questo brevissimo tempo non sono sicuramente da inserire anche lo studio per la scelta del soggetto e le direttive creative di Karen X Cheng che ha, umanamente, coordinato il progetto.

D’altronde il genere umano ha da sempre rivoluzionato il suo modo di lavorare: dalla ruota all’energia elettrica, nessuna tecnologia è in grado di sostituirsi completamente alla nostra mente creativa, ma può di certo accompagnarla, velocizzarne o facilitare il lavoro. Riteniamo che la stessa sorte sarà destinata ai designer che dovranno essere sempre più in grado di integrare le conoscenze di intelligenza artificiale con la loro capacità creativa e di inventiva per generare la prossima generazione di grafici di successo.

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